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Acciai speciali Terni spa, Terni, 1884 -

  • Ente
  • Estremi cronologici: 1884 -
  • Intestazioni:
    Acciai speciali Terni spa, Terni, 1884 -
  • Altre denominazioni: Acciai speciali Terni spa
  • La Società degli Alti Forni, Fonderie ed Acciaierie di Terni (SAFFAT) fu fondata il 10 marzo 1884. Nacque su iniziativa privata, ma con l'apporto finanziario diretto e determinante dello Stato, affinché la Nazione potesse emanciparsi dalle forniture estere di materiale bellico, avviando una produzione nazionale di piastre di corazzatura per navi da guerra, proiettili perforanti ed elementi fucinati per cannoni (1) .
    Una commissione di studio istituita dal governo il 18 maggio del 1876 e presieduta dal ministro della Marina il generale Benedetto Brin, elaborò un primo progetto di costruzione in Italia di un grande complesso industriale siderurgico destinato alla fabbricazione di armi (2). Negli anni precedenti un programma di potenziamento dell'industria militare italiana era stato fortemente caldeggiato anche da Vincenzo Stefano Breda, presidente della Società Veneta per Imprese e Costruzioni Pubbliche (3) e membro del Parlamento, legato personalmente a diverse personalità politiche in particolare al ministro delle Finanze Guglielmo Cambray Digny (4) . Egli nel 1871 tenne un discorso al Parlamento proponendo un piano di spesa pubblica per offrire delle possibilità di sviluppo a nuove imprese nazionali (5). Nello specifico avanzò l'ipotesi di costruire una fabbrica d'armi e un impianto siderurgico presso la città di Terni, indicata dal Breda come il luogo più idoneo per la ricchezza idrica e la buona posizione strategico-militare (6).
    Nel 1883 l'allora ministro della Marina Ferdinando Acton fece costituire la Commissione delle Industrie Meccaniche e Navali, con l'incarico di visitare gli stabilimenti siderurgici e meccanici del Regno, allo scopo di verificarne l'effettiva capacità produttiva e individuare quelli idonei a sostenere un programma di armamenti navali per l'emancipazione dello Stato dalle forniture estere (7). Il generale Brin fu nominato presidente e, alla fine dei lavori della Commissione, decise che lo stabilimento più adatto a fornire piastre di corazzatura destinate alle navi militari fosse la Società degli Alti Forni e Fonderie di Terni Cassian Bon & C., società in accomandita per azioni specializzata nella produzione di tubi di ghisa per acquedotti. Questa impresa venne fondata nel giugno del 1881 dall'ingegnere belga Cassian Bon in seguito alla rilevazione da parte di questi della Fonderia Lucowich, azienda specializzata nella produzione di ghisa in pani e tubi (8), installata otto anni prima nei pressi della stazione ferroviaria di Terni dall'industriale svizzero Giuseppe Lucowich (9). Inoltre Brin, divenuto nuovamente ministro della Marina, affidò al Breda il compito di rilevare la Soc. Cassian Bon e di impiantarvi una acciaieria per avviare la produzione di acciaio secondo le tecnologie più avanzate dell'epoca da destinare alla fabbricazione di corazze per le navi della Regia Marina.
    Nel 1884 la Società degli Alti Forni e Fonderie di Terni Cassian Bon & C. venne trasformata in società anonima con il nome di Società Alti Forni, Acciaierie e Fonderie di Terni, con un capitale sociale di sei milioni di lire alla cui formazione parteciparono Breda in persona, che fu nominato presidente, la Veneta e banchieri e capitalisti veneti come Gaetano Romiati e il barone Alberto Treves de' Bonfili (10). Lo Stato, inoltre, ebbe un ruolo fondamentale nella nascita e sopravvivenza dell'impresa ternana, impegnandosi ad anticipare la cifra di dodici milioni di lire, senza onere di interessi, sulle forniture di piastre di corazzatura per le navi della Regia Marina (11).
    Il programma industriale elaborato dal presidente Breda prevedeva un progetto vasto e piuttosto articolato: la fabbricazione di materiale bellico e prodotti commerciali a Terni e di acciai speciali per utensili in Valtrompia, l'estrazione della lignite in Umbria, da utilizzare come combustibile al posto del carbone, e la produzione in proprio di ghisa di prima fusione in altiforni a coke da costruirsi a Civitavecchia, impiegando come materia prima il minerale di ferro estratto dalle miniere dell'isola d'Elba (12). Per quanto riguardava lo stabilimento ternano si progettò la costruzione di grande e moderna acciaieria dotata di cinque forni Martin-Siemens alimentati a gas di gassogeno, di un'acciaieria con convertitori Bessemer per la trasformazione della ghisa di seconda fusione in acciaio corredata di due forni a manica, di una fonderia per getti in acciaio, di impianti di fucinatura dotati di magli di diversa potenza e di impianti di laminazione per la fabbricazione di profilati, rotaie e cerchioni ferroviari (13). I lavori di costruzione dello stabilimento furono avviati il 16 giugno del 1884: vennero iniziate le opere di recinzione dell'area di 200.000 metri quadrati situata a nord-est della città di Terni, acquistata dalla società per la destinazione dell'impianto; furono eseguiti scavi e canalizzazioni e posati circa 15 km di binari per la realizzazione del collegamento ferroviario con la fonderia di ghisa e la stazione ferroviaria (14). Nel dicembre del 1885 i dirigenti della Terni decisero, per far fronte alle crescenti spese di costruzione degli impianti, di aumentare il capitale sociale da sei a dodici milioni di lire (15). L'anno successivo vennero accesi i forni Martin-Siemens e fu avviata la produzione delle rotaie: il 14 maggio alla presenza del principe Tomaso di Savoia venne laminata la prima rotaia e nell'ottobre successivo venne colato il primo lingotto per corazze (16). Le ingenti spese che la Terni sostené per l'acquisto di terreni a Civitavecchia e delle miniere di minerale di ferro in Valtrompia e di lignite in Umbria, comportarono la necessità, sempre nel 1886, di aumentare per la seconda volta il capitale sociale da dodici a sedici milioni di lire (17).
    Nella primavera del 1887 entrò in funzione il maglio da 108 tonnellate di peso di mazza battente la quale, cadendo da cinque metri, necessitava di una sottoincudine di 1000 tonnellate, i cui lavori di istallazione erano iniziati due anni prima. Esso venne fin da subito denominato il "Grande Maglio" e venne avviata la fucinatura di grossi pezzi d'acciaio e lingotti destinati alla fabbricazione delle prime piastre di corazzatura per le forniture alla Marina (18). In quell'anno la Terni attraversò una grave crisi finanziaria poiché, non essendo stata in grado di avviare presto le produzioni di materiale bellico destinate alla marina, le vennero meno nuove anticipazioni che lo Stato avrebbe effettuato all'inizio delle forniture (19). Inoltre esaurito il conto di sei milioni con il Credito Mobiliare, la Terni non aveva più risorse per pagare le ordinazioni effettuate e le banche iniziarono a negarle ulteriori crediti, allarmate sulla possibilità di rientro dei propri capitali investiti (20). La crisi venne superata grazie al salvataggio effettuato dal governo, che concesse delle nuove anticipazioni su una seconda fornitura di 2500 tonnellate di piastre di corazzatura (21), e dalla Banca Nazionale che rinnovò i crediti erogati (22).
    A seguito della disavventura finanziaria della società, Breda fu oggetto di attacchi e polemiche che si levarono da più fronti. Nel dicembre del 1890 egli venne nominato senatore, ma ciò non fu sufficiente a zittire quelli che lo accusavano di una pessima direzione aziendale che aveva portato la Terni sull'orlo del fallimento. Nel 1891 lasciò la direzione della Terni e il suo posto fu occupato dal vicepresidente Alessandro Casalini (23). Successivamente Breda venne processato dall'Alta Corte di Giustizia del Senato con l'accusa di aver recato danno allo Stato con irregolarità amministrative, accusa per la quale non venne però mai condannato (24).
    Nel 1892 la Terni acquistò lo stabilimento siderurgico Tardy e Benech di Savona per concentrarvi le lavorazioni dei prodotti commerciali, così da destinare completamente lo stabilimento di Terni alle produzioni speciali e belliche (25). Inoltre gli ultimi anni dell'Ottocento furono caratterizzati dal passaggio di poteri dal presidente Breda a nuovi gruppi di azionisti, i quali riuscirono ad ottenere il controllo della società. A seguito della crisi del 1887 il vecchio nucleo dei soci fondatori andò progressivamente indebolendosi. Nel 1898 il titolo azionario della Terni venne quotato nelle borse-valori e diversi soggetti, quali imprenditori, istituti di credito e speculatori borsistici, iniziarono ad interessarsi alla gestione della società (26). In particolare un gruppo di "genovesi", guidati dal costruttore navale Attilio Odero, furono fra i maggiori acquirenti delle azioni per mezzo di finanziamenti concessi dal Credito Italiano e dalla Banca Commerciale Italiana (27). Si avviò così un ricambio radicale nell'amministrazione della società, vennero eletti consiglieri Giuseppe Orlando, Eugenio Scartezzini, Michele Odero, Giacomo Cuzzeri e Giuseppe Tassara, tutti esponenti dei nuovi gruppi di controllo che rappresentavano i diversi interessi cantieristici, bancari e borsistici e che, disponendo della maggioranza dei voti, ottennero il controllo della Terni (28).
    Nel 1900 fu venduto lo stabilimento di Savona (29), su decisione presa da Attilio Odero, ad una società direttamente collegata a dei siderurgici genovesi con cui lo stesso Odero era in stretti rapporti e intendeva stringere un'alleanza (30). Si trattava della Società Siderurgica di Savona costituita proprio per quello scopo da Edilio Raggio e in compartecipazione con la Terni (31). Dopo la morte di Breda, avvenuta nel gennaio del 1903, avvenne l'integrazione fra la Terni e l'industria cantieristica: nell'aprile del 1904 i cantieri Odero di Sestri Levante e Orlando di Livorno vennero organizzati in società in accomandita semplice il cui controllo veniva acquisito dalla Terni, la quale a sua volta era controllata dai proprietari dei cantieri (32). Sempre in quell'anno fu costituita la Società Vickers-Terni in compartecipazione paritetica con l'inglese Vickers Ltd per la costruzione e gestione di una fabbrica di artiglierie presso La Spezia (33), mentre la sede della Direzione generale della Terni venne trasferita a Roma, per facilitare i contatti con pubbliche amministrazioni.
    Nel giro di pochi anni la Terni divenne la "capogruppo" di un trust siderurgico-cantieristico che si formò in quegli anni e, grazie all'integrazione dell'attività cantieristica, allargò il proprio programma industriale con il fine di massimizzare i profitti sfruttando i vantaggi che la nuova posizione monopolistica le concedeva (34). A partire dal 1907 la guida della Terni passò nelle mani dei costruttori navali. Orlando venne nominato vice presidente nel 1900, facente funzione di presidente a partire dal 1906. L'amministrazione della società fu affidata quasi esclusivamente a lui, mentre Odero gestì soprattutto i suoi cantieri e rappresentò la Terni nell'area ligure (35).
    Nel periodo compreso fra il 1904 e l'inizio della prima guerra mondiale la Terni avviò un programma di rinnovamento del suo assetto produttivo. Il consiglio di amministrazione autorizzò, nel mese di maggio del 1904, l'attuazione di un nuovo e vasto programma industriale e finanziario che prevedeva la costruzione di navi, l'ampliamento e l'ammodernamento degli impianti produttivi e il reperimento di mezzi finanziari attraverso emissioni obbligazionarie e aumenti di capitale (36). Per la produzione delle artiglierie la Società Vickers-Terni aveva costruito uno stabilimento apposito a La Spezia (37), mentre la realizzazione delle navi fu resa possibile grazie all'integrazione con i cantieri Odero e Orlando. Nello stabilimento di Terni vennero potenziati gli impianti esistenti e costruiti di nuovi. Fu chiusa l'acciaieria Bessemer, mentre l'acciaieria "Martin" venne potenziata con sei nuovi forni e assunse il nome di "Martin 1", per distinguerla dalla "Martin 2" costruita in quegli anni e destinata principalmente alla fabbricazione di acciai per corazze e lamiere di grosso spessore (38). Nel 1910 il "grande maglio" venne smantellato e al suo posto fu istallata una pressa idraulica da 4.500 tonnellate (39), mentre l'anno successivo venne impiantato un nuovo laminatoio così potente da lavorare lingotti del peso massimo di 100 tonnellate (40).
    La Terni, allo scoppio della prima guerra mondiale, si preparò a rispondere alla accresciuta domanda di materiale bellico attraverso una ulteriore riorganizzazione dei propri impianti che venne avviata nel biennio 1914-15, con un investimento di circa due milioni di lire (41). Fu deciso l'acquisto di nuovi macchinari per intensificare la produzione di cannoni (42), la sostituzione dei gassogeni esistenti con altri più moderni, per risparmiare in combustibile, e l'ampliamento dell'officina "proiettili trafilati", che era stata costruita poco tempo prima (43). Inoltre venne progettata anche la riconversione post guerra delle produzioni, avviando la costruzione un impianto per la fabbricazione di aratri (44).
    Nei primi decenni e fino al termine della prima guerra mondiale, gli stabilimenti siderurgici lavorarono soprattutto per le forze armate italiane mentre nel dopoguerra, con il calo della produzione bellica, la società iniziò un imponente programma di riconversione con la costruzione di impianti idroelettrici sui fiumi Velino e Nera, trovandosi a disporre di notevoli quantitativi di energia elettrica a basso costo; mentre da un lato si provvedeva alla costruzione di grandi opere idroelettriche, dall'altro si dava inizio all'utilizzazione di tanta disponibilità, dando corso allo sfruttamento e all'impiego di tale risorsa per lo sviluppo dell'industria chimica e della produzione di acciaio di alta qualità.
    Nel 1923 l'assemblea straordinaria del 19 ottobre deliberò la fusione tra la Soc. Italiana per il Carburo di Calcio, e la Vickers - Terni, costituendo così la Soc. Vickers Terni - Carburo; la società con la Carburo, quest'ultima esistente dal 2 giugno 1896 con il nome Società Italiana per il Carburo di Calcio Acetilene e altri Gas (SICCAG), conferì importanti concessioni per la derivazione delle acque dei fiumi Velino e Nera (45). Nel 1922 la sede legale societaria fu mantenuta a Roma e la SAFFAT modificò la denominazione in Terni - Società per l'Industria e l'Elettricità.
    Il 12 settembre 1925 la Soc. Italiana Ammoniaca Sintetica si fonde con la Soc. Vickers Terni - Carburo; subito dopo, con un verbale dell'assemblea straordinaria degli azionisti del 17 settembre 1925 (46) si delibera la fusione della Società Alti Forni, Fonderie e Acciaierie di Terni con la Società Vickers Terni - Carburo, mediante incorporazione della predetta Società Vickers Terni - Carburo nella Società Alti Forni, Fonderie e Acciaierie di Terni. L'operazione modificò la ragione sociale dell'azienda che assunse la denominazione di Terni - Società per l'Industria e l'Elettricità - Terni, Vickers-Terni, Carburo di Calcio (47). Vennero acquisite nuove partecipazioni azionarie in società, tra cui la Società Italiana Ammoniaca Sintetica (la SIAS, costituita nel 1921, iniziò la produzione chimica nello stabilimento di Nera Montoro dal 1922); la SIAS fu assorbita nel 1924 dalla Terni che divenne così proprietaria dello stabilimento di Nera Montoro dove si produceva in esclusiva, negli stabilimenti chimici di Nera Montoro, l'ammoniaca secondo il processo Casale (48).
    Con le operazioni descritte, la Terni si inserì nel settore elettrico ed elettrochimico, oltre che siderurgico, come uno dei protagonisti principali industriali e finanziari del paese.
    In questo stesso anno (1924) la Direzione della società venne trasferita da Terni a Genova (49).
    Negli stabilimenti siderurgici di Terni, con l'installazione di un nuovo laminatoio nel 1925, si sviluppò la lavorazione di lamierini magnetici per cui la Terni acquistò una preminenza assoluta in Italia.
    Le difficoltà di esercizio dei Cantieri Orlando, nel 1929 portarono alla costituzione di una nuova società, la Odero - Terni - Orlando, la cui partecipazione azionaria venne però alienata, da parte della Terni, nel 1935 in favore dell'Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI), fondato nel 1933 quando nello stabilimento siderurgico veniva installato il primo forno elettrico Brown Boveri da 25.000 tonnellate. All'IRI, diventato il maggiore azionista della Terni, era affidato il coordinamento delle attività mirate alla produzione degli armamenti in vista del nuovo evento bellico, ciò portò nuovamente la societ
  • Redazione e revisione:
    Pennoni Laura, 01/04/2012, Riordino, schedatura, inventariazione e scarto / Sabbatucci Valeria, 01/04/2012, Riordino, schedatura, inventariazione e scarto / Coronelli Vladimiro, 01/04/2012, riordino inventariazione schedatura e scarto / Carmi Cristiano, 01/04/2012, riordino inventariazione schedatura e scarto
  • Bibliografia:
    La Società degli Alti Forni Fonderie ed Acciaierie di Terni ed i suoi stabilimenti: monografia, Stab. Alterocca, Terni, 1898
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