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Famiglia Formiggini, Modena

  • Famiglia
  • Luogo: Modena
  • Estremi cronologici: 1629-1955
  • Intestazioni:
    Famiglia Formiggini, Modena
  • Altre denominazioni: Formigine / De' Formigini / Formigini
  • "La data più remota di cui si abbia memoria nell?archivio di famiglia è il 1629, anno col quale è datata una pergamena firmata da Francesco I d?Este che accorda ai Formiggini la patente di gioiellieri di corte, qualità che essi conservarono senza interruzione sino alla caduta del governo di Ercole III nel 1796.
    Il casato deriva dal paese di Formigine presso Modena e fu prima Formigine e De? Formigine e poi Formiggini e Formiggini. Pare che a Formigine fossero giunti provenienti da Bologna. Non è escluso affatto né che il primo Pellegrino avesse altri ascendenti dello stesso cognome, verosimilmente anzi ne ebbe, né è escluso che Pellegrino avesse altri figli oltre che Elia. Così si spiegherebbe l?esistenza di molte altre famiglie dello stesso casato tuttora esistenti ma per le quali sarebbe impossibile ormai rintracciare il punto di connessione con questo albero genealogico. Nemmeno può essere escluso che provenissero da Formigine, a Modena od altrove, altre famiglie che abbiano assunto lo stesso casato pur non essendo parenti tra loro." (1)
    Così scrive Angelo Fortunato Formiggini nel 1932 dando alle stampe un libretto sull?archivio della sua famiglia.
    In realtà la famiglia Formiggini giunse a Modena a seguito degli Este attorno al 1598, con Pellegrino di Emanuele Formiggini, che di professione era merciaio (2) e che nel 1624 già risultava tra coloro che pagarono la tassa istituita dai Duchi per poter rimanere a Modena e tenervi un?attività (3).
    L?ascesa economica dei Formiggini dovette essere piuttosto rapida, tanto che già il figlio di Pellegrino, Elia, si dedicò invece ad una duplice attività -caratteristica questa delle famiglie ebraiche più importanti sin dai tempi che precedettero l?istituzione del ghetto- : fu banchiere feneratizio (come rileva Fortunato Formiggini nel corso delle proprie ricerche facendosi rilasciare copia del testamento del 1692) e commerciante di gioie.
    Tale attività venne poi trasmessa di padre in figlio con regolarità fino agli inizi del XIX secolo, quando i Formiggini divennero cittadini borghesi sull?onda dell?emancipazione napoleonica, e fu il punto di partenza del successo sociale, economico e matrimoniale di questa famiglia.
    Del resto un commerciante ebreo non poteva godere delle numerose relazioni che caratterizzavano i cristiani ed aveva nella sola famiglia l?unico appoggio possibile: escluso dalle riunioni delle Arti, cui tuttavia pagava regolarmente l?iscrizione, se non nei rari casi in cui si dovessero affrontare questioni che lo riguardavano direttamente, non poteva farsi forte né delle associazioni di categoria né della rete di relazioni che caratterizzavano la società cristiana. La famiglia diventava quindi nucleo economico primario tanto che la documentazione dei Formiggini confonde volontariamente carte di carattere privato e carte di carattere commerciale: nel corso degli anni tutta l?organizzazione famigliare ruota attorno alle necessità ed alla crescita economica delle ditte o "ragioni cantanti", per utilizzare una locuzione che ritorna nei documenti, che i vari membri della famiglia andarono a stipulare tra loro, unendo patrimoni mobili ed immobili di più generazioni.
    A questa coesione famigliare estremamente funzionale all?accrescimento economico dell?attività di gioiellieri bisogna aggiungere una sapiente politica matrimoniale, che aveva lo scopo di rafforzare i legami all?interno della comunità ebraica di Modena e di allargare il raggio d?azione economica al di fuori dei confini dello Stato Estense. La dote muliebre acquisita con le nozze, poi, aveva la funzione di ancora di salvezza nei momenti di difficoltà economica, garantendo sempre alla famiglia un piccolo patrimonio, che raramente la vedova di alto rango sociale esigeva indietro come le sarebbe spettato per legge.
    Contrarre matrimoni con donne ebree provenienti soprattutto dalla Romagna e dal Mantovano significava quindi espandere le proprie relazioni di commercianti, che gli ebrei esercitavano di preferenza al di fuori di Modena, dimostrando una capacità imprenditoriale superiore rispetto ai concittadini cristiani. Non a caso i Formiggini proprio per la loro perizia acquisita al di fuori dei confini dello Stato divennero personalità importanti all?interno della Corte Estense: nel 1771 nell?Inventario delle suppellettili di Palazzo Ducale le stime sono fatte da Laudadio Formiggini, a significare la capacità e la perizia sviluppata con un?attività ed esperienza assai più ampie(4), nel 1775 Laudadio è citato tra i pubblici banchieri e gioielliere estense nel Calendario di Corte (5), nel 1799 il prestito forzoso richiesto dagli Estensi venne pagato col credito vantato da Salomone Formiggini e Moisè Vita Fano presso la Corte (6).
    La ragione di tale successo economico ma anche culturale è da ricercarsi nella conoscenza capillare del mercato nazionale e nella propensione di queste famiglie nell?intraprendere commerci di alto livello al di fuori dei sicuri confini modenesi e reggiani. La ragione di tale successo economico ma anche culturale è da ricercarsi nella conoscenza capillare del mercato nazionale e nella propensione di queste famiglie nell'intraprendere commerci di alto livello al di fuori dei sicuri confini modenesi e reggiani. La mancanza di un artigianato del lusso, capace di rispondere alle esigenze della nobiltà o di sviluppare un'economia commerciale al di fuori dei confini del Ducato, determinarono in ultima analisi il successo internazionale di molte famiglie ebraiche.

    E? questo anche il caso dei Formiggini che, con la scomparsa di Salomon, deceduto a Firenze nel 1817, hanno raggiunto oramai col loro commercio mete europee.
    Ma i Formiggini non furono solo una famiglia proiettata verso la realtà italiana ed europea: forti erano anche i legami dapprima con la comunità ebraica modenese e quindi, divenuti cittadini, con l?intera società cittadina.
    Uno dei simboli di aggregazione posseduti dai Formiggini fu senza dubbio l?oratorio di famiglia, fondato nel 1675 da Elia di Pellegrino, che rimarrà per suo stesso vincolo testamentario patrimonio comune tra gli eredi fino al 1905, anno in venne ceduto alla Comunità ebraica di Modena (7).
    Tale oratorio venne dotato di arredi sacri e di libri di preghiera, divenendo un polo di aggregazione non solo per i famigliari che vi si potevano riunire per il culto privato, ma anche per alcune famiglie ebraiche con cui i legami economici e di parentela erano particolarmente stretti, accrescendo il prestigio di cui godevano i proprietari.
    Legata all?oratorio Formiggini fu, sin dal 1690, la hevra (confraternita) denominata Covene Hittim, istituita a Modena nel 1654 per lo studio e la preghiera (8), che ottenne da Pellegrino Formiggini di poter utilizzare la yeshivà (ovvero scuola, cioè luogo dedito allo studio) sottostante la sinagoga senza dover pagare nessun affitto. La Confraternita sarà poi spesso obbligata nei confronti della famiglia attraverso diversi testamenti.
    Che famiglia ed attività commerciale andassero di pari passo ci è confermato anche dalla proprietà della sinagoga privata, che alle volte appartiene indivisa ai diversi membri della famiglia ed alle volte viene ceduta ad una "ragione cantante", come se questa fosse un individuo e non una società.
    Diverso è invece il destino delle figlie dei Formiggini, destinate spesso in giovane età a lasciare la famiglia d?origine per sposarsi, proprietarie della sola dote concessa dal padre o dai fratelli ed escluse completamente dalla gestione patrimoniale. I matrimoni rimarranno affare trattato dai genitori o dai fratelli fino a date molto recenti, tanto che l?unico matrimonio d?amore della famiglia fu senza dubbio quello tra Emilia Santamaria ed Angelo Fortunato, l?ultimo di tutta la dinastia.
    Altro problema ricorrente all?interno delle famiglie ebraiche fu quello delle conversioni, che si verificarono anche tra i Formiggini. Solitamente questo non creò grande scandalo all?interno della famiglia e tutto venne risolto con un allontanamento reciproco tra i membri, coi convertiti che non avevano la possibilità di prendere parte all?attività di famiglia. Unici casi problematici furono quelli del giovane di Laudadio Pace Formiggini, figlio di Moisè, che, rimasto orfano e sotto la tutela dell?avvocato Carlo Marocco, decise per amore di convertirsi. In questo caso la decisione fu drammatica soprattutto a causa della motivazione e dell?età del neofito. Salomone, in qualità di capofamiglia, da Modena, cercò in tutti i modi di contrastare gli eventi, non riuscendoci. Laudadio Pace divenne Giuseppe nel 1813. Il secondo caso fu quello della conversione della famiglia di Benedetto Formiggini (1828) che creò qualche problema di gestione del patrimonio, non potendo per legge un ebreo risiedere in una casa in cui abitasse un cristiano. Siamo già ad Ottocento inoltrato, ma all?interno dei confini Estensi le limitazioni permangono stabilmente.
    Diverso è invece il caso delle ultime due generazioni della famiglia: queste poterono godere pienamente delle libertà civili comuni a tutti i cittadini e divennero ben presto borghesi proprietari terrieri, fondando la loro ricchezza non più sul commercio ma sul patrimonio immobiliare.
    L?emancipazione del resto si era storicamente concretizzata per la famiglia con la partecipazione alla vita politica di Moisè Formiggini, che fu Deputato al Congresso di Reggio Emilia della Repubblica Cispadana, fu Deputato di Modena alla Cisalpina e partecipò al Gran Sinedrio convocato a Parigi da Napoleone.
    L?epilogo della famiglia è racchiuso tutto nell?ultima generazione di Formiggini: di quattro fratelli (Giulio, Emanuele, Giuseppe ed Angelo Fortunato) ed una sorella (Sofia) nessuno avrà un erede, se non Angelo Fortunato, che con la moglie accoglierà Ferdinando Cecilia come un figlio (ma che non porterà mai il cognome Formiggini) ed ogni sforzo economico sarà per i fratelli volto allo sfruttamento del patrimonio, mentre per Angelo Fortunato tutto verrà investito nell?attività editoriale da lui stesso fondata e guidata. L?avvento del fascismo sarà vista di buon occhio da Giuseppe ed inizialmente anche da Angelo Fortunato, la cui disillusione non tarderà a nascere di fronte allo spettacolo di limitatezza culturale ed arrivismo dimostrato nei suoi confronti, fino alla promulgazione delle leggi razziali, che lo colpirono duramente sotto il profilo economico, lavorativo e spirituale, tanto da portarlo all?epilogo tragico del suicidio.


    Note:
    (1) Angelo Fortunato Formiggini, Archivio della famiglia Formiggini, stampa privata, [1932], pag. 9.

    (2) Federica Francesconi, Strategie di sopravvivenza di una minoranza in una capitale europea: commercio, filantropia e cultura degli ebrei modenesi (secoli XVII-XVIII) in Vita e società ebraica di Modena e Reggio Emilia. L?età dei ghetti, a cura di Federica Francesconi e Luisa Levi D?Ancona, Modena, 2007 pag. 32.

    (3) Federica Francesconi, Politica e cultura di una famiglia ebraica a Modena: i Formiggini, in "Il Carrobbio", a. XXIV, 1998, pag. 208.

    (4) Federica Francesconi, Strategie di sopravvivenza ....cit., Modena, 2007 pag. 37.

    (5) Lazzaro Padda, La famiglia Formiggini a Modena, in Angelo Fortunato Formiggini: un editore del Novecento, a.c. di Luigi Balsamo e Renzo Cremante, Bologna, 1981, pag. 46.

    (6) Federica Francesconi, Strategie di sopravvivenza.... cit. Modena, 2007 pag. 22 nota 44.

    (7) Federica Francesconi, Politica e cultura di una famiglia ebraica a Modena: i Formiggini, in "Il Carrobbio", a. XXIV, 1998, pag. 208.

    (8) Federica Francesconi, Strategie di sopravvivenza .... cit. Modena, 2007 pagg.24-25.


  • Bibliografia:
    Andrea Balletti, Gli Ebrei e gli Estensi, in "Atti e Memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le Provincie Modenesi", serie V vol. 7, pp. 161-397.
    Attilio Milano, Storia degli ebrei in Italia, Torino, 1963.
    F.Bonilauri, V. Maugeri, Le comunità ebraiche a Modena e a Carpi : dal Medioevo all'età contemporanea, Firenze, 1999.
    Federica Francesconi, Politica e cultura di una famiglia ebraica a Modena : i Formiggini, in "Il Carrobbio", a. XXIV, 1998, pp. 207-220
    Federica Francesconi, Strategie di sopravvivenza di una minoranza in una capitale europea: commercio, filantropia e cultura degli ebrei modenesi (secoli XVII-XVIII), in Luisa Levi D'Ancona e Federica Francesconi, Vita e società ebraica di Modena e Reggio Emilia : l'eta dei ghetti, Modena, 2007 pp. 9-41.
    Angelo Fortunato Formiggini, Archivio della famiglia Formiggini, stampa privata, [1932].
    R. Navarrini, Gli archivi privati, Udine, 2005.