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Ospedale Maggiore della Carità di Novara

  • Fondo
  • Estremi cronologici: sec. XIII - sec. XX
  • Consistenza: bb. 2185, voll. e regg. 229, pergg. 946
  • Storia archivistica:
    Con l’estinzione giuridica dell’Ospedale, in forza della legge di riforma del servizio sanitario n. 833 del 1978, a partire dal 1981 una buona parte dell’archivio storico venne depositato presso l’Archivio di Stato di Novara, corredato di un elenco delle oltre 2000 unità, comprendenti buste, volumi e registri. L’archivio venne integrato fino 2010, portando la consistenza della documentazione a circa 1100 m.l. Una parte dell’archivio storico si trova ancora presso la sede ospedaliera, tra cui i registri degli ordinati dal 1814 al 1947 (per un totale di 5 m.l.). Nel 1611 l'Amministrazione dell'Ospedale, a seguito delle disposizioni del vescovo, dispose che venisse approntato un registro per i documenti, strumento a metà strada tra un Liber iurium e un inventario archivistico, denominato Chaos seu summa rerum Hospitalis Charitatis a Carlo Gratiolo causidico et notario ac cancellario dicti venerabilis loci confecta. In esso la descrizione inventariale dei documenti, nella forma del regesto, è preceduta, alle cc. 15-17, dalla trascrizione a stampa della bolla di Sisto IV del 1482, nella quale si confermò la concentrazione degli ospedali novaresi, sancendo la nascita di quello maggiore della carità. Nel corso del Settecento l’interesse crescente per la gestione dell’archivio dell’Ospedale comportò la decisione di riordinare le carte con interventi a distanza di pochi anni. Nel 1729 fu affidato ai notai Giuseppe Maria Spinosa e Ignazio Inguino il riordino della documentazione dell’Ospedale. La scelta cadeva su notai che maturavano in quegli anni rilevanti esperienze negli archivi: Spinosa aveva già riordinato l’archivio del Comune, mentre Inguino, che sarebbe stato assunto come archivista dell’Ospedale fino al 1754, avrebbe ordinato nel 1737 l’archivio privato della famiglia nobile Cacciapiatti e nel 1749 quello dell’Ospedale di San Giuliano. L’inventario realizzato era costituito da otto tomi, intitolati Repertorio delli Instromenti et scritture esistenti nell’Archivio del Venerando Ospitale Maggiore della Carità. Altri due volumi ne completavano la descrizione: un’addenda del 1754, probabilmente ad opera di chi assunse il posto di Inguino dopo la sua morte nella carica di archivista dell’Ospedale: forse Saverio Tabarino che venne scelto, con ordinato del 18 aprile 1754, per la carica di «archivista del Luogo Pio e ragionato dell’entrata dei cinque letti della Casa Nazaria». A questa descrizione inventariale fu affiancato un altro strumento di corredo: lo Indice generale de capi contenuti in tutti li otto tomi delli Instrumenti e scritture esistenti nell’Archivio del Venerando Spedale Maggiore della Carità di Novara, che si presenta come una rubrica alfabetica, a scomparti con le lettere a lato. L’archivio continuava a rappresentare un prevalente interesse per i beni patrimoniali dell’Ospedale; la gerarchia della descrizione prevedeva un ordinamento per toponimi, con relativi sottolivelli afferenti alle diverse tipologie di titoli e contratti (ragioni d'acque, eredità, locazioni, censi, transazioni, etc). Il modello di archiviazione creato dai notai Spinosa e Inguino si dimostrò non facilmente utilizzabile per la registrazione e la collocazione della documentazione dell’archivio corrente. Nel 1788 venne pertanto incaricato il canonico della Chiesa collegiata dell’Isola di San Giulio d’Orta Carlo Michele Giulino, che aveva da poco portato a termine il riordino dell’archivio del Contado di Novara. Giulino per due anni si dedicò all’archivio, smantellando il precedente riordino e ricollocando tutti i documenti in rigoroso ordine cronologico, suddivisi in tre gruppi: carte sciolte (213 cartelle), miscellanea (20 cartelle, con documenti non datati) e libri (246 pezzi), ovvero le unità archivistiche nella forma di registri e volumi. Nella descrizione inventariale Giulino, come i suoi predecessori, incluse anche i documenti compresi nei registri notarili e non solo le carte sciolte. In generale, la scelta dell’ordine cronologico derivava dal pensiero che un atto potesse mantenere un contenuto polivalente per diverse materie. Realizzò pertanto sei volumi, recanti i regesti dettagliati della documentazione inventariata tra il 1097 e il 1790, ai quali se ne aggiunse successivamente un settimo che includeva carte fino al 1811. Per accedere alla documentazione, così collocata e descritta, l’archivista curò pertanto la stesura di altri due strumenti di corredo: un repertorio, vale a dire un indice delle materie e delle categorie di interesse cui le carte erano riconducibili (per un totale di 27), e una rubrica dell’indice, ovvero una serie di voci in ordine alfabetico con i rimandi e i richiami tra le diverse materie. A metà del secolo XIX si impose la presenza di un nuovo archivista riordinatore. L’incarico fu dato al notaio Giuseppe Garone, che si ispirò al modello milanese, dopo essersi recato nel marzo del 1850 presso l’Ospedale maggiore di Milano. Il lavoro di riordino richiese molto impegno, concludendosi nel giugno del 1854. Testimonianza di questo intervento è data dalla collocazione fisica della documentazione, condizionata da Garone in camice recanti la rubrica e il capitolo di pertinenza, e dal prospetto di classificazione, che rimane l’unico strumento utilizzabile per il ritrovamento della documentazione. L’intervento di Garone comportò inoltre alcune scelte, tra le quali la decisione di non classificare i documenti in forma di registro e volume. Scorporò, inoltre, le carte relative all’Ospizio degli esposti, che venne costituito come un nucleo di carte distinto. Sorte analoga subirono gli archivi ereditari, ovvero le carte di archivi familiari pervenute all’Ospedale insieme ai lasciti patrimoniali. A seguito del deposito a partire dal 1981, non esistendo un inventario che facesse riferimento al prospetto di Garone, si è provveduto a riordinare le carte seguendo la fascicolazione nelle camice ottocentesche e il prospetto di classificazione, ricondizionando infine il materiale in nuove buste recanti un'unica numerazione di corda; si è ottenuto pertanto un inventario sommario che, pur riproducendo l'ordinamento garoniano, se ne discosta laddove la reale sedimentazione delle carte ha comportato, per scelta dell'ultimo riordino, la rinuncia all'utilizzo di tutti i capitoli previsti. L'inventario sommario è quindi il risultato del condizionamento delle bb. 1-1401 per il fondo dell'Ospedale maggiore della carità, a cui segue l’archivio ereditario alle bb. 1402-1568, l’Ospizio degli esposti alle bb. 1569-2279 e la serie dei volumi, risalenti all’ordinamento di Giulino, che comprende inventari, mastri di dare e avere, libri dei salari, instrumenti e contratti, registri di entrata e uscita, tutti dei secoli XVI-XVIII, ai nn. 2280-2395; vi sono inclusi gli otto tomi realizzati da Spinosa e Inguino (voll. 2367-2374), e i due strumenti aggiunti da Tabarino nel 1754 (voll. 2375-2376). Sono parte integrante dell'archivio 13 volumi di mezzi di corredo antichi, afferenti ai due riordini sette-ottocenteschi di Giulino e Garone, e 946 pergamene estratte dal fondo, ricondizionate e successivamente regestate. Non sono state incluse nell’inventario 110 pergamene ancora da regestare. A partire dal 2020 l’inventario sommario cartaceo è stato riversato su database Archimista, con lo scopo di rendere maggiormente intellegibile la struttura del vasto archivio. Non essendo al momento disponibili ulteriori descrizioni inventariali, si è deciso di far coincidere l'unità archivistica all'ultimo livello di descrizione dell'inventario sommario, corrispondente all'unità di conservazione della busta, per i nuclei documentari dell'Ospedale ordinato da Garone, dell'Archivio ereditario e dell'Ospizio degli esposti; sono invece state riportate le descrizioni dettagliate dei volumi ordinati da Giulino, i cui regesti si ritrovano nel sesto volume del suo inventario alle pp. 2748-2773, i 13 volumi di inventari antichi redatti da Giulino e il prospetto di classificazione di Garone. Si è deciso, infine, di descrivere l’elenco di 946 pergamene, estratte dal fondo e regestate a parte. L’inventario risultante è soltanto parte del più ampio archivio storico dell’Ospedale, in considerazione dei depositi successivi al 1981, protratti fino al 2010, che hanno riguardato prevalentemente documentazione otto-novecentesca, estranea all’ordinamento dato da Garone. La sequenza data nell’inventario rispetta l’ordine conferito dopo il deposito del 1981, quando la documentazione venne ricondizionata in un’unica sequenza di buste. Non sono state rinumerate le buste laddove sono risultati salti di numerazione. Ne risultano, per una facilità di lettura, i seguenti nuclei documentari: * Fondo Ospedale maggiore della carità di Novara. Ordinamento Garone, bb. 1-1401, 1408 unità. * Fondo Archivio ereditario. Ordinamento Garone, bb. 1402-1568, 166 unità * Fondo Ospizio degli esposti. Ordinamento Garone, bb. 1569-2179, voll. e regg. 2180-2279, 711 unità * Fondo Volumi e registri. Ordinamento Giulino, voll. 2280-2395, 116 unità * Serie Inventari antichi di Giulino e di Garone, 13 unità * Serie Pergamene, 946 unità
  • Redazione e revisione:
    De Franco Davide Bruno, redazione